Il futuro delle città è spesso un bambino, una nuova vita da proteggere che getta lo sguardo oltre le mura di cinta.

Nel viaggio alla scoperta delle città, Domenico e Zaira sono arrivati ad un punto cruciale, in cui Domenico probabilmente per ritrovare se stesso perderà qualcosa.

Gli intrusi vengono allo scoperto

Clandestini, appena usciti dagli angoli bui in cui erano celati Domenico non era più riuscito a trattenere la paura, e con un grido balzando indietro cadeva con la valigia stretta tra le braccia.

Zaira in mezzo al manipolo di manigoldi se ne stava ancora in posa drammatica a osservarlo lì, dall’alto al basso.

Allora da terra aveva preso a retrocedere per tornare alle scale che l’avrebbe ricondotto su ai bastioni, voltandosi e gattonando come poteva s’era arrampicato di nuovo sulle mura entrando in uno tra quei torrioni che le sovrastano.

Chiusa la pesante porta alle sue spalle scivolava ansimante al pavimento.

Zaira di fronte a lui lo sovrastava con la sua prestanza.

«Come hai fatto a entrare?» aveva ansimato Domenico schiacciandosi alla porta.

«Io sono Zaira» gli aveva sorriso.

Domenico ormai spaventato anche da Zaira le aveva chiesto di allontanarsi.

«Ma non hai ancora capito? Qui dentro tu non hai da temere» con due tocchi poggiava una mano su una parete «Tra queste mura tu sei al sicuro».

«Sì, ma laggiù?» le aveva risposto portandosi in piedi.

Ti racconto una storia

Tanto tempo fa c’era una città potente e bramata da tutti. Il suo nome era Troia. Gli altri,  si erano riuniti in schiere di migliaia di migliaia per muoverle guerra e violare le sue mura che erano state erette da due divinità».

«Dieci anni di guerra e nessuno di quegli Achei lì fuori, era potuto entrare nelle sacre mura che proteggevano i Troiani» allora lo aveva preso per mano per condurlo con lei sul ballatoio sopra l’ultima rampa di scale.

«La città era difesa da nobili guerrieri e grandi eroi del passato. Uno di quelli, forse il più grande, si chiamava Ettore» Zaira si era affacciata guardando sotto

 «Ettore aveva una donna bellissima, forte di spirito, pia e leale verso il marito, Andromaca.

Dopo essersi sposata gli Achei le avevano sterminato la famiglia natale, quindi Troia era divenuta la sua città.

Era innamoratissima del marito sin dal giorno che per la prima volta l’aveva visto» quindi Zaira aveva guardato Domenico negli occhi «Lo avrebbe protetto da qualsiasi pericolo» poi aveva guardato di nuovo giù.

«La sua donna lo avrebbe protetto?» le aveva chiesto allora ritrovando un poco più dell’animo di prima.

«Quando il conflitto raggiunse il culmine della tensione Andromaca sopraffatta dall’angoscia per le perdite dei suoi uomini si diresse alle porte Scee per vedere dal di sopra l’infuriare del conflitto. Fu lì che la raggiunse il suo fiero amato, rilucente nell’elmo in bronzo, pronto a dar battaglia. Lei reggeva in petto Astianatte, il signore della città».

Il futuro delle città

«Il bambino lo era?»

«Il futuro sempre lo è» e sporgendosi di sotto aveva visto gli intrusi muoversi insidiando quelle mura. Domenico allora stretta forte la valigia al petto aveva fatto un passo indietro.

«Stretto forte il figlio in braccio la moglie a lui tra le lacrime e il dolore lo intimò a non partire, a non tornare giù alla piana, ma disporre le sue schiere presso il caprifico dove le mura erano più fragili, e difendere da là l’onore e l’esistenza della città».

«Saggio consiglio» aveva osservato Domenico gettando un occhio giù di sotto.

il futuro delle città

«La misura della saggezza è data dai valori che si difende».

«E quali erano quelli di Ettore?».

«Ettore guardava al coraggio, al valore, al dovere verso la famiglia, al suo popolo, alla sua città. Era il migliore tra i troiani e ciò lo faceva responsabile verso tutti quelli che lo seguivano, che rischiavano la propria vita per una lotta dai contorni epici».

«Quindi?» Domenico aveva le mani che sudavano e gli occhi sgranati, completamente catturati dalle labbra narratrici di Zaira la città.

«Quindi con valore afferrato il proprio elmo si diresse giù alle porte, Ettore con il peso nel cuore ma il coraggio nel petto affrontò il suo destino, sapendo che non avrebbe potuto vincere la forza achea, ma il sacrificio era ciò che vinceva sul risultato. Restare su quelle mura sarebbe stata una vergogna»

Zaira si era girata a guardare il suo protetto in faccia «Andromaca, effettiva signora della città, tornò alle sue cose, ai suoi lavori, ad occuparsi della vita, quella di dentro che manda le cose avanti»

Ed è in quel momento che si era sentito un aprirsi e chiudersi di porta giù dabbasso, e Domenico, preso dal racconto su Ettore iniziò a correre urlando con la valigia tra le braccia mentre gli intrusi, spuntando come lupi sulla preda gli erano piombati addosso malmenandolo da ogni dove.

Ti proteggerò

Quando ancora a terra si contorceva proteggendo ciò che era suo, ecco Zaira arrivare in suo soccorso.

Quelli si erano scansati, lei chinata, gli aveva sporto una mano e lui l’aveva presa. Allora con quell’altra, decisa, gli aveva strappato via la preziosa valigia tirandola addosso al più vicino. Quello fulmineo come una lepre, afferrata era corso via con tutti gli altri appresso.

Domenico nella disperazione della sua perdita, inveiva contro Zaira« Mi hai venduto, eri d’accordo con loro» aveva sbottato Domenico «Avevi detto che mi avresti protetto e invece? Invece mi hanno malmenato e portato via la mia valigia» ed era fuggito rifugiandosi di nuovo su al bastione tra le mura.

«Non essere sciocco!» l’aveva sgridato con voce imperiosa la sua guida. Allora Domenico si era calmato e aveva cominciato a piangere rannicchiandosi in un angolo.

«Ettore è stato uno stupido a lasciare la fortezza delle mura e scendere in battaglia. Che è stato malmenato…».

«È stato ucciso».

Allora Domenico si era zittito abbassando la testa con rispetto «…appunto» aveva aggiunto sottovoce.

«Ettore fece quello che sentì che doveva».

«Gli andò male…» commentò con un filo di voce.

«Non sempre la storia persegue il cammino del giusto».

«Per questo me ne resterò qui al sicuro» e portandosi le ginocchia al petto dondolandosi se le stringeva.

«Ora esageri!» lo aveva rimproverato un’altra volta.

«Avevi detto di proteggermi» si era crucciato con la rabbia a fior di labbra.

«È quello che ho fatto» si era difesa senza scomporsi.

«Hanno portato via la mia valigia!» si era portato quindi in ginocchio.

«Hai conservato la vita».

«E che ci faccio adesso?».

«Se quella valigia è tanto importante scendi là e valla a cercare!».

Domenico allora era rimasto in silenzio. Nessuno parlava. Solo dopo, quando fuori cominciava a piovere che aveva risposto «Aveva ragione Andromaca, bisognava restare in città. Stupido Ettore ad essere sceso a dar battaglia» e aveva voltato la testa da un’altra parte.

Una scelta per il futuro delle città

«Andromaca aveva detto bene. Lei era la donna, la vera signora della città, lei la protettrice, lei rappresentava la vita fiorente e laboriosa all’interno di quelle mura, a protezione di quelle norme, vigilando su quei valori, provvedendo al necessario perché i suoi figli avessero di che mangiare.

il futuro delle città

Ettore era l’impeto virile, il dovere a ogni costo, era l’esempio e l’onore e sapeva che una città isolata prima o poi muore.

E quelli là fuori, tutti gli Achei, la isolavano dal mare, la isolavano dai campi, la isolavano dalle altre di città, e per dieci anni l’avevano resa un’isola sul mondo. Troia sarebbe caduta chiusa su sé stessa. Ettore lo sapeva e sapeva che doveva rompere l’assedio, per avere l’accesso al mare, per riavere l’uso dei campi e il commerciare con le altre.

Troia era spacciata. Lo sapeva Andromaca e lo sapeva Ettore. Tutti e due l’hanno protetta come sapevano, tutti e due rappresentavano le due facce della stessa medaglia» aveva alzato la voce al punto tale che Domenico in silenzio non guardava altro che il pavimento.

«Ma si erano sbagliati entrambi. Perché se la proteggevano non sarebbero dovuti arrivare a quel punto lì, a dieci anni di una guerra logorante che uccideva piano piano la città».

«Spesso chi è chiamato a difendere qualcosa non è chi l’ha portata sull’orlo del baratro» gli aveva risposto Zaira con una punta d’amarezza torcendo un po’ la bocca.

«Questo non è giusto!» aveva protestato di nuovo Domenico.

«Che non sia giusto non dispensa dal non agire».

«Ma poi è morto».

«Ed è diventato immortale».

«A che è servito?».

«A ricordare. Che ci sono dei momenti che le cose vanno fatte e basta».

«E dei loro figli?».

«A volte la scelta non ce l’hai» entrambe avevano deciso di ascoltare lo scroscio bagnato giù alla strada.

«Per questo dovrai uscire da queste mura e andare a cercare ciò che hai perduto».

«La città è pericolosa».

«Io sarò con te e ti proteggerò» gli aveva detto portandosi davanti a lui porgendogli una mano.

«Come hai fatto prima?».

«La città ti maltratta ma non ti uccide. Ti offre tutti i mezzi per trovare quel che cerchi. Ma la devi conoscere. Devi saperne apprezzare ogni potenzialità e scoprirne i segreti».

«E tu sarai con me?».

«Io sono sempre stata con te».

Presa la mano finalmente Domenico si era alzato. Fuori pioveva forte, ma la città lo avrebbe protetto.  

Continua…

I cambiamenti nel punto d’incontro

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