Adattare l’opera di J. R. R. Tolkien è un’operazione che vent’anni fa portò fortuna a Peter Jackson, ma dovrebbe ancora oggi far tremare i polsi a chiunque. C’è da scommettere che lo stesso sia capitato pure a Patrick McKay e J. D. Payne, le menti creative – showrunner e produttori – a cui Amazon ha affidato la realizzazione de Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere.

Le origini

L’idea di trarne una serie televisiva circolava già nel 2017. Gli eredi di Tolkien e la Warner Bros. offrirono i diritti di sfruttamento dell’opera a una serie di piattaforme e a spuntarla fu la società di Jeff Bezos, con un assegno di 250 milioni di dollari e l’impegno di realizzare più stagioni dello stesso show. In totale, il budget dell’intera serie dovrebbe superare il milione di dollari, rendendola la più costosa della storia.

Amazon iniziò così a incontrare una serie di potenziali sceneggiatori, chiedendo loro di elaborare storie prequel che avessero come protagonisti alcuni dei personaggi già noti. Payne e McKay – in controtendenza – proposero invece di adattare gli eventi della Seconda Era della Terra di Mezzo, migliaia di anni prima della trilogia: l’alleanza tra gli Elfi e gli Uomini, la caduta di Númenor e soprattutto l’ascesa di Sauron e la forgiatura degli anelli.

“Non volevamo fare una cosa secondaria. Uno spin-off o la storia delle origini di qualcos’altro. Noi volevamo trovare un’enorme mega epopea tolkieniana e Amazon ha concordato”.

Patrick McKay

Da qui, i primi problemi. Gli eventi ambientati durante la Prima e la Seconda Era sono raccontati da Tolkien ne Il Silmarillion, nei Racconti incompiuti e ne La Storia della Terra di Mezzo, di cui Amazon non possiede i diritti di sfruttamento.

Per gli sceneggiatori è stato quindi necessario cercare i riferimenti alla Seconda Era ne Il Signore degli Anelli, ne Lo Hobbit, nelle appendici e persino nelle lettere dell’autore. Per far sì che l’opera rimanga coerente con lo spirito del materiale originale, la produzione si è avvalsa dell’aiuto degli eredi di Tolkien e di alcuni esperti.

Il risultato è una prima stagione composta da 8 episodi, distribuiti su Prime Video a partire dal 2 settembre.

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La storia

Molti secoli prima degli Hobbit, della Contea e del lungo viaggio verso Mordor, c’era già chi minacciava la Terra di Mezzo. Lo spiega una giovane Galadriel nei primi minuti dell’episodio pilota: la battaglia contro Morgoth è feroce e viene vinta dagli elfi a un prezzo altissimo. Sauron, Oscuro Signore e servitore di Morgoth, ne prende però il posto, costringendo gli elfi a continuare la guerra.

Con questo spunto, Gli Anelli del Potere riporta in scena gli Elfi, Elrond e Galadriel, i nani e Khazad-dûm. A personaggi e paesaggi già noti, la serie poi ne aggiunge di nuovi: Durin, principe dei nani e amico di lunga data di Elrond; Halbrand e Bronwyn, entrambi legati – anche se in modo diverso – agli elfi; Nori e Poppy, due pelopiedi (antenati degli Hobbit) che si imbattono in un uomo misterioso.

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Un’opera imponente

I primi tre episodi – già disponibili su Prime Video – sono un’esperienza cinematografica impressionante, che si rifà direttamente all’immaginario creato da Peter Jackson con la trilogia de Il Signore degli Anelli e con quella de Lo Hobbit. Per lo spettatore che ha familiarità con quelle opere sarà come tornare a casa.

Imponente non solo nelle immagini e in determinate sequenze, Gli Anelli del Potere lo è soprattutto nella costruzione della sua storia, che pare essere già proiettata molto lontana. Non è un caso che i primi episodi mostrino di non avere nessuna fretta, più interessati a presentare il proprio mondo e i suoi personaggi, che a stupire con i fuochi d’artificio e gli effetti sorpresa.

Come pure la trilogia di Peter Jackson, dilatatissima nel tempo, non dimenticando mai l’epicità della propria storia, Gli Anelli del Potere sa che deve raccontare qualcosa di altrettanto memorabile e ne ha piena fiducia. C’è un male nascosto che deve essere trovato, ci sono fili che si stanno muovendo all’insaputa dei protagonisti, personaggi umanissimi che si ritroveranno al centro di storie enormi più grandi di loro.

L’inizio di questo lungo viaggio giustifica pienamente quella richiesta implicita di fiducia che la serie fa agli spettatori. Al momento, non resta che arrovellarsi sui misteri che Gli Anelli del Potere ha già messo in campo, lasciando da parte polemiche inutili e godendosi uno spettacolo che – comunque andrà – rimane unico nel suo genere.

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I misteri da svelare

Galadriel non è ancora la potente Elfa interpretata da Cate Blanchett, ma ha già in sé lo spirito di una grande guerriera. Colpita dalla morte del fratello per mano di Sauron, decide di stanarlo, per affrontarlo e batterlo. Ma Sauron è scomparso.

Da secoli, ormai, l’Oscuro Signore ha fatto perdere le sue tracce ed è chiaro che la serie giocherà molto su quest’assenza.

Allo stesso modo, un’altra domanda che ha già iniziato ad alimentare teorie e supposizioni riguarda l’uomo misterioso rinvenuto dalle due pelopiedi. L’uomo cade dal cielo, letteralmente, e se ne ignora l’identità. Ha dei poteri, è probabile che non ricordi nulla, ma è certo che gran parte della storia avrà a che fare col mistero che lo riguarda.

Resta da capire come le strade dei diversi personaggi si incroceranno, quando succerà e come. Su tutto questo si scriveranno fiumi di parole. I detrattori troveranno motivi per attaccare la serie, gli estimatori se la difenderanno.

Se saprà durare nel tempo, Gli Anelli del Potere ce lo dimostrerà nelle prossime settimane. E noi non vediamo l’ora di far parte di questa avventura.