Quelli bravi a scrivere storie, ma bravi veramente, hanno la capacità di sorprendere lo spettatore e portarlo in direzioni inaspettate. Sono quegli autori che sanno perfettamente quali corde toccare, come farlo e in quale momento. The Patient dimostra che Joel Fields e Joe Weisberg – i creatori della serie – sono due ottimi scrittori.

The Patient è descritta come un thriller psicologico e, in parte, lo è. Ma basta poco per rendersi conto che il cuore dello spettacolo sta da tutt’altra parte e che l’elemento thriller è solo un pretesto per raccontare qualcosa di molto diverso.

La storia

Il paziente del titolo è Sam Fortner (Domhnall Gleeson), un ragazzo in profonda crisi, con un matrimonio finito alle spalle, perseguitato dal ricordo del padre violento. È anche un assassino, spiega di essere vittima di una compulsione, un bisogno irrefrenabile di ammazzare chi se lo merita – secondo lui. Alan Strauss (Steve Carell) è il suo malcapitato terapista.

Nel momento in cui incontriamo Alan, The Patient ha già messo tutto in chiaro: si risveglia con una catena alla caviglia, è spaesato e pare trovarsi in una cantina sconosciuta. Sam lo ha rapito perché crede di aver bisogno di un approccio terapeutico diverso: vuole smettere di uccidere e Alan – in qualità di terapista – dovrà aiutarlo, per tutto il tempo necessario.

La premessa ha il solo scopo di mettere insieme i due uomini, uno contro l’altro, ognuno con le proprie crisi con cui fare i conti. E nonostante il titolo, The Patient sembra sin da subito più interessata al percorso del terapista, piuttosto che a quello del paziente.

CR: Suzanne Tenner/FX

Prospettive diverse

Cinema e televisione hanno raccontato spesso di assassini e serial killer, alcuni diventati poi celebri: Hannibal, Dexter, Norman Bates. The Patient riesce a essere originale proprio perché guarda da un’altra parte e vuole raccontare un’altra storia. Sam è un personaggio monodimensionale, mai veramente approfondito, persino stereotipato, ma funzionale.

La follia del suo paziente mette Alan in una posizione spaventosa, ma inedita. La prospettiva di essere ucciso è reale, lo vede con i suoi occhi in una delle sequenze più crude della serie. Ma l’assurdità della situazione gli permette anche di fare i conti con se stesso e pace con alcune ferite lasciate aperte per troppo tempo.

I flashback che puntellano ogni episodio ce ne raccontano la storia e ne rendono potente il finale.