Antonio Cederna, uno dei padri dell’ambientalismo nazionale, nella sua opera del 1975 La distruzione della natura in Italia denunciò una guerra agli alberi da parte della politica moderna.

In essa ritrovò il malgoverno del territorio, il disfacimento delle città, l’abrogazione del paesaggio, la distruzione della natura, l’eliminazione dello spazio fisico necessario alla salute pubblica, lo smantellamento di un’immensa e insostituibile eredità di cultura.

In effetti, Rossano Pazagli dell’Università degli Studi del Molise sottolinea che si è assistiti ad un « attacco alle alberature stradali »  con un’impennata negli anni sessanta, quando furono abbattuti più di 100.000 alberi

L’Anas decise di eliminare quelli che sorgevano a meno di 150 metri dalle curve e ameno di 80 centimetri dal ciglio della carreggiata, risparmiandone solo uno ogni trenta metri .

Ma prima di questi abbattimenti in nome della sicurezza stradale e in periodo di piena urbanizzazione, in tutta l’Europa agli alberi veniva riconosciuto utilità e valore intrinseco :  «servivano a rendere permanenti le vie di comunicazione  impedendo con le radici alla superficie stradale non pavimentata di erodersi; le chiome creavano una piacevole zona d’ombra attutendo il caldo estivo e proteggevano da pioggia e neve.

Quando si impiegavano alberi da frutto, questi davano nutrimento ai viandanti »…solo effetti positivi dunque, di una civiltà dimenticata.

Oggi però c’è un forte richiamo da parte di esperti circa l’importanza alla forestazione sopratutto nei centri città, ad alta densità abitativa.

Il motivo, oltre agli effetti positivi da sempre generati, è la lotta all’inquinamento delle emissioni in atmosfera.

La Coldiretti prima e poi l’Istituto di Biometeorologia (Ibimet) del Cnr di Bologna in collaborazione con il comune, hanno infatti stilato una lista di specie di alberi che in un ciclo di vita di 20 anni possono contribuire ad abbattere i valori inquinanti. Per ogni specie individuata sono stati calcolati i valori di:

  • Sequestro di CO2
  • Cattura potenziale delle polveri
  • Assorbimento potenziale di inquinanti gassosi
  • Emissione di VOC
  • Potenziale di formazione di ozono.

Il risultato è una variegata e multicolore lista di specie arboree o arbustive che, bloccano anche le pericolose polveri sottili PM10.

Abbassano la temperatura dell’ambiente cementato circostante e assorbono più di 2 tonnellate di CO2 in vent’anni di vita :

Il Gingko biloba (prima foto in alto), con origini risalenti a 250 milioni di anni fa, il Tiglio, alto fino a 40 m, l’Ontano nero, l’Acero riccio, l’Olmo Comune capace di assorbire 2,8 tonnellate in vent’anni o ancora la Betulla Verrucosa, albero sacro presso i Celti e le tribù germaniche.

Ecco dunque come ricerca e scienza offrono soluzioni concrete per migliorare la vita in città, misure che le amministrazioni locali possono mettere in atto per l’interesse pubblico generale incidendo sulla salute e il benessere della popolazione.