Il diritto alla disconnessione e l’importanza della salute mentale nei luoghi di lavoro sono temi sempre più rilevanti nel contesto moderno, caratterizzato da una crescente digitalizzazione e da ritmi di lavoro spesso frenetici.

    Il tempo libero, che dovrebbe essere un momento di riposo e rigenerazione, è un bene prezioso e va tutelato.

    Sembrerebbe un concetto ovvio, eppure, nella realtà quotidiana, questo principio viene spesso trascurato o addirittura stigmatizzato.

    In risposta a questa crescente preoccupazione, alcuni paesi hanno deciso di introdurre per legge il “diritto alla disconnessione”, una misura che mira a proteggere i lavoratori dal rischio di dover essere costantemente reperibili al di fuori dell’orario di lavoro.

    Il Fair Work Act

    L’ultimo paese ad aver preso una posizione decisa su questo fronte è l’Australia, infatti dal 26 agosto, con l’introduzione di una legge all’interno del Fair Work Act, tutti i dipendenti pubblici australiani sono stati immediatamente protetti dal rischio di sanzioni qualora decidessero di non essere raggiungibili fuori dall’orario di lavoro.

    In pratica, salvo alcune eccezioni, i lavoratori australiani potranno rifiutarsi di leggere email, rispondere a messaggi o telefonate una volta terminato il loro turno, senza timore di ripercussioni.

    Il primo ministro australiano Anthony Albanese alla tv pubblica ha evidenziato come il diritto alla disconnessione sia una questione non solo retributiva, ma anche di equilibrio tra lavoro e vita privata.

    L’introduzione di questa norma è un passo significativo per promuovere un corretto bilanciamento tra la vita lavorativa e quella personale, con l’obiettivo di salvaguardare la salute mentale dei lavoratori.

    La costante connessione, resa possibile dall’uso costante dei dispositivi digitali, è infatti uno dei fattori che ha contribuito all’aumento esponenziale dei casi di burnout, specialmente dopo la pandemia di COVID-19.

    La possibilità di essere sempre raggiungibili, anche durante le ferie o le ore notturne, può generare un livello di stress e ansia elevato, compromettendo significativamente la qualità della vita.

    La nuova legge australiana mira a prevenire queste situazioni, cercando di limitare i danni che una reperibilità continua può arrecare.

    I datori di lavoro che violano questa disposizione rischiano comunque sanzioni significative, con multe fino a 63.800 dollari australiani.

    In Europa

    L’Australia si aggiunge così a un gruppo ancora ristretto di paesi che hanno sancito per legge il diritto alla disconnessione.

    La Francia è stata pioniera in questo campo, approvando una legge in tal senso già nel 2017. Altri paesi, come la Germania, la Spagna e il Belgio, hanno seguito il suo esempio con misure simili.

    In Italia

    In Italia, il tema è stato affrontato nella legge sullo smart working (n. 81/2017), ma a differenza di altri paesi, la normativa italiana non prevede un diritto alla disconnessione esplicito e vincolante per tutte le aziende.

    Questo lascia spazio a una certa incertezza e discrezionalità nell’applicazione delle misure di tutela, che potrebbero essere migliorate per garantire una protezione effettiva per tutti i lavoratori.

    Prevenire il burnout anche attraverso il diritto alla disconnessione non sono solo una questione di regolamentazione oraria, ma rappresenta un passo fondamentale per la tutela della salute mentale nei luoghi di lavoro.

    Come dimostra l’esempio australiano, la legislazione ha un ruolo chiave nel garantire che questo diritto venga rispettato, offrendo ai lavoratori la possibilità di godere pienamente del loro tempo libero, senza l’ombra costante delle responsabilità lavorative.

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