“Un tempo eravamo capaci di adattarci, oggi meno.
    Oggi la crisi, ci smuove dal letargo, ci obbliga a pensare più a fondo, a guardare la realtà per quello che è”. 
    Albert Einstein 1955

     

    Tra i dati che il Rapporto Svimez fa emergere, nella geografia della disuguaglianza del Mezzogiorno accennata la settimana scorsa, uno fra tutti che colpisce e sembra renderci impotenti è:

    Dall’inizio del secolo hanno lasciato il Mezzogiorno 2 milioni e 15 mila residenti di cui la metà giovani tra i 15 e 34 anni, di cui un quinto laureati e il 16% per partire all’estero.

    Ma allo stesso tempo però, un dato importante stride con questa realtà dimostrando nell’economia regionale un grande fermento a livello imprenditoriale che caratterizza la Campania: Napoli, come terza provincia italiana per numero di startup innovative, con  il 2,7% in più rispetto a giugno 2018 ; come se silenziosamente, c’è chi si oppone alla mera rassegnazione e in più lo fa con innovazione. ( fonte: Report nazionale delle Camere di Commercio). Come a voler rigenerare il trend occupazionale o almeno provare a correre il rischio di affermarsi in un mercato del lavoro mortificato e con poche capacità di permettere di esprimere le proprie ambizioni.

    Nell’interpretazione di questo dato, Stefano De Falco sul Il Mattino parla del “leapfrogging”, il salto della rana : un balzo in avanti verso soluzioni innovative radicali e non ancora sperimentate che fanno avanzare in maniera accellerata il territorio; ma per realizzare tale salto e renderlo duraturo, sottolinea, “due sono gli ingredienti fondamentali che occorrono : delle risorse dinamiche in gioco”, che il Mezzogiorno in temini umani dispone, e “un impegno indispensabile di tutti gli attori istituzionali per l’affermazione di nuovi valori culturali in termini di istruzione e conoscenza”.

    In assenza delle istituzioni infatti, inutile illudersi perchè ogni azione diventa molto difficile da sostenere e troppo spesso destinata a fallire; senza una volontà sovraordinata e cogente c’è il rischio che ogni ambizione diventa un miraggio.

    Resta fondamentale però, oltre ad una visione globale, un approccio individuale, lasciandosi così inspirare, trasportare dal pensiero di una mente come Albert Eistein. Anche se su dinamiche completamente diverse da oggi, di fronte la crisi della fine della Seconda Guerra Mondiale la sua riflessione fu ( di seguito testo in inglese) :

    “Non pretendiamo che le cose cambino, se facciamo sempre la stessa cosa. La crisi è la migliore benedizione che può arrivare a persone e Paesi, perché la crisi porta progressi.

    La creatività nasce dalle difficoltà nello stesso modo che il giorno nasce dalla notte oscura. E’ dalla crisi che nasce l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i propri insuccessi e disagi, inibisce il proprio talento e ha più rispetto dei problemi che delle soluzioni. La vera crisi è la crisi dell’incompetenza. La convenienza delle persone e dei Paesi è di trovare soluzioni e vie d’uscita. Senza crisi non ci sono sfide, e senza sfida la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non ci sono meriti. E’ dalla crisi che affiora il meglio di ciascuno, poiché senza crisi ogni vento è una carezza. Parlare della crisi significa promuoverla e non nominarla vuol dire esaltare il conformismo. Invece di ciò dobbiamo lavorare duro. Terminiamo definitivamente con l’ unica crisi che ci minaccia, cioè la tragedia di non voler lottare per superarla”.

    “Let’s not pretend that things will change if we keep doing the same things. A crisis can be a real blessing to any person, to any nation. For all crises bring progress.

    Creativity is born from anguish, just like the day is born form the dark night. It’s in crisis that inventiveness is born, as well as discoveries made and big strategies. He who overcomes crisis, overcomes himself, without getting overcome. He who blames his failure to a crisis neglects his own talent and is more interested in problems than in solutions. Incompetence is the true crisis. The greatest inconvenience of people and nations is the laziness with which they attempt to find the solutions to their problems.There’s no challenge without a crisis. Without challenges, life becomes a routine, a slow agony.
    There’s no merit without crisis. It’s in the crisis where we can show the very best in us. Without a crisis, any wind becomes a tender touch. To speak about a crisis is to promote it. Not to speak about it is to exalt conformism. Let us work hard instead. Let us stop, once and for all, the menacing crisis that represents the tragedy of not being willing to overcome it.”  Albert Einstein _ 1955