Negli ultimi anni l’Italia sta vivendo una trasformazione silenziosa ma decisiva: cresce la produzione scientifica, aumentano le competenze, si aprono nuove filiere digitali.
Eppure la distanza tra ricerca e impatto reale rimane ampia.
L’ultimo rapporto della Banca d’Italia, “Ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico in Italia” (Occasional Papers n.954, 2025), traccia un quadro chiaro: il Paese produce conoscenza, ma fatica a trasformarla in innovazione diffusa.
Un’analisi che parla direttamente al lavoro svolto da SocialStation in questi anni, perché molte delle fragilità evidenziate trovano proprio nella nostra infrastruttura educativa e cooperativa un modello capace di colmare il divario tra teoria e pratica, tra strumenti e persone, tra tecnologia e territori.
L’Italia pubblica, produce, contribuisce. Ma investe troppo poco.
Secondo lo studio della Banca d’Italia, l’Italia ha registrato una crescita del 60% nelle pubblicazioni scientifiche di qualità in area STEM tra il 2009 e il 2023. Una performance che mantiene stabile la quota sul totale mondiale (circa il 3%), superiore a Francia e Spagna, e non lontana dai valori tedeschi.
Gran parte di questa crescita arriva dal settore medico, che da solo contribuisce a oltre il 40% dell’aumento delle pubblicazioni.
Ma questo risultato si scontra con un dato strutturale: l’investimento pubblico nazionale nell’istruzione terziaria rimane tra i più bassi in Europa.
La spesa italiana è pari all’1% del PIL, contro l’1,3% della media UE e l’1,5% dell’area OCSE.
La fonte ufficiale è disponibile sul sito della Banca d’Italia, nel documento integrale consultabile qui:
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef
Il gap di investimento pubblico non è solo economico: è un divario di opportunità, infrastrutture, laboratori e capacità di trasformare la ricerca in valore per i territori.

Brevetti e innovazione industriale: l’Italia cresce, ma rimane indietro
Sebbene le domande italiane all’European Patent Office siano aumentate del 22% tra 2015 e 2024, la quota complessiva rimane ferma al 2,5%.
Il confronto con i partner è netto:
- Germania: cinque volte il volume di brevetti italiani
- Francia: il doppio
Inoltre, l’Italia brevetta soprattutto in settori maturi (logistica, meccanica, ingegneria civile) e molto poco nei comparti a rapida crescita internazionale (digitale, informatica, comunicazioni).
Il rapporto evidenzia chiaramente come il Paese sia forte nel sapere, ma debole nel brevetto.
Trasferimento tecnologico: la complessità che blocca l’innovazione
Gli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT) delle università italiane sono:
- sotto-dimensionati (-20% di personale rispetto alla media UE),
- poco finanziati,
- orientati più alla gestione amministrativa che allo sviluppo industriale,
- spesso costretti a sostenere costi brevettuali prima di ottenere ricavi.
Il risultato è un sistema lento, frammentato e incapace di generare spin-off universitari con un ritmo paragonabile ad altri Paesi europei.
Troppe iniziative, poca coordinazione: il sistema italiano disgrega invece di unire
Il documento della Banca d’Italia lo dichiara con chiarezza: PID, DIH, EDIH, Competence Center, iniziative regionali, progetti paralleli, bandi non coordinati.
Un ecosistema ricco, ma dispersivo.
Mentre Paesi come Germania o Regno Unito investono miliardi in pochi centri forti e coordinati (il Fraunhofer tedesco ha registrato oltre 2,2 miliardi di entrate pubbliche in un solo anno), l’Italia frammenta, sovrappone e disperde energie.

Il parallelo: dove il sistema nazionale fatica, SocialStation costruisce soluzioni
Dal 2019 ad oggi, SocialStation ha sviluppato un’infrastruttura fisica e digitale progettata per trasformare scuole, imprese e territori in veri laboratori di innovazione cooperativa.
Là dove i documenti ufficiali mostrano ritardi, SocialStation ha anticipato risposte concrete:
1. Ricerca applicata: portare l’innovazione fuori dai laboratori
Il report evidenzia che la ricerca italiana è di qualità, ma isolata.
SocialStation porta quella qualità nelle scuole, nei coworking, nelle aziende, nei quartieri, attraverso un modello operativo e replicabile, disponibile su SocialStation.it.
2. Brevetto e design: un’invenzione italiana che genera un ecosistema
Mentre il Paese registra poche invenzioni industriali in settori emergenti, SocialStation ha ottenuto:
- Brevetto industriale
- Design europeo registrato
Un asset strategico che posiziona l’Italia nella filiera dell’AI cooperativa, con una tecnologia proprietaria e scalabile.
3. Trasferimento tecnologico: da processo burocratico a esperienza pratica
Gli UTT universitari faticano perché mancano infrastrutture fisiche, tempo, personale, finanziamenti stabili.
SocialStation, invece, è un Technology Transfer Hub integrato:
- accessibile,
- operativo,
- presente nei territori,
- immediatamente utilizzabile da studenti, insegnanti, imprese,
- progettato per trasformare conoscenza in prototipi, idee, contenuti e soluzioni.
4. Coordinazione: un modello unico, replicabile e modulare
L’Italia ha troppi centri non coordinati.
SocialStation offre un unico standard nazionale, con:
- governance centralizzata,
- format formativi basati su AI cooperativa,
- una piattaforma software Thinks4 allineata alle linee del MIM (https://www.miur.gov.it),
- una visione digitale coerente con le linee guida dell’AgID (https://www.agid.gov.it),
- una forte attenzione alla dimensione educativa e territoriale, in linea con i principi INDIRE (https://www.indire.it)
- e con le raccomandazioni UNESCO sull’innovazione educativa e cooperativa (https://www.unesco.org).

Ciò che la ricerca descrive come mancante, SocialStation lo sta già costruendo

L’Italia è un Paese che produce eccellenza ma fatica a diffonderla.
SocialStation nasce proprio per questo: trasformare la tecnologia in un’esperienza condivisa, costruire comunità attive, accelerare l’innovazione dove oggi esiste solo potenziale.
Non un progetto.
Domenico Di Frenna
Un modello.
Un’infrastruttura.
Una visione cooperativa che unisce territori, scuole, imprese e persone attraverso un metodo semplice: innovazione concreta, accessibile, replicabile e misurabile.
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