Il porto di Napoli con oltre 9 milioni di passeggeri, e un milione di crocieristi attesi in questo 2020, cartolina aperta sul Golfo cela in sè il problema di molte città portuali : l’inquinamento dell’aria causato dalle navi ormeggiate, alcune delle quali a motore accesso per l’intera giornata.

    In nodo cruciale è che, come delle città galeggianti, molte navi chiedono quantità ingenti di corrente elettrica e nessun porto italiano oggi possiede un sistema di allaccio elettrico cosidetto cold ironing, che alimenta le navi con corrente elettrica fornita da terra. Una soluzione quella elettrica ideale ma che, in termini di costi, tra accise e tassazioni, richiede esattamente il doppio del carburante bruciato dalla nave.

    Già nel 2014, l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) aveva stimato che il 40% di ossido di zolfo presente in città, fosse dovuto al traffico navale.

    Nell’Aprile del 2019 poi, una campagna indipendente condotta da « Cittadini per l’aria » con il supporto tecnico della ONG ambientalista tedesca Nabu, ha fatto registrare alcuni picchi di polveri sottili che arrivavano fino a cinque volte i limiti di legge.

    Le autorità portuali però, smentiscono i dati in un reportege di Rai News24 (Grandi Navi.Quando l’inquinamento viene dal mare) sulla base di campionamenti dell’ARPAC ( Agenzia Regionale per la Protezione all’ambiente Campania): un monitoraggio trimestrale, in corso da due anni sulle banchine portuali di Napoli, che dichiara invece che i risultati sono abbondantemente sotto i limiti di legge.

    Tuttavia, a queste dichiarazione non c’è putroppo riscontro oggettivo, perchè i dati dell’agenzia pubblica non sono ancora disponibili alla cittadinanza.

    Così Napoli come Genova, Civitavecchia o Venezia hanno risposto, attraverso comitati, associazioni e onlus per monitorare autonomamente attraverso dei campionatori fissi che per un mese, al fine di conoscere la qualità dell’aria respirata.

    Argomento di una tale importanza che è stato oggetto ultimamente di una sperimentazione da parte del Dipartimento di Ingegneria Chimica delll’Università Federico II; il professor Murena e il dottorato, Domenico Toscano stanno infatti lavorando sull’impatto delle emissioni inquinanti di tre navi da crociera in fase di ormeggio in colloborazione con la Galleria del vento presso il Laboratorio di Meccanica dei Fluidi ed Acustica dell’Ecole Centrale.

    In effetti, uno studio allarmante sulle quantità di ossido di azoto NOx era già stato intrapreso nell’anno 2016 calcolando gli scarichi provenienti da una sola nave da crociera all’ormeggio, a motore accesso l’intera giornata (vedi immagine laterale).

    E allora, ecco che riparte nella città di Napoli un altro monitoraggio dal basso, sempre con l’onlus “Cittadini dell’aria” che con il progetto NO2 NO GRAZIE per un mese lascierà raccogliere a un campionatori passivi per assorbimento sparsi per la città, il biossido di azoto (NO2). I dati raccolti con i campionatori passivi verranno poi controllati e calibrati con quelli delle misurazioni di NO2 realizzate dalle Agenzie Regionali per l’Ambiente presso le stazioni di monitoraggio delle tre regioni: Lombardia, Lazio e Campania.

    L‘ambizione è di rivendicare la verità sull’aria respirata dai cittadini, all’esterno delle scuole dai nostri bambini e da tutti coloro che vivono e respirano la città e il suo mare.